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  • Pubblicata in data 15/02/2001 Patente a punti, e già scatta l'allarme

    Patente a punti, e già scatta l'allarme

    Patente a punti, e già scatta l'allarme
    di Piero Bianco

    Torino - Perderò punti per un banale divieto di sosta? E chi deciderà quanti togliermene? Se non proprio il panico, regna l’incertezza assoluta nel popolo degli automobilisti in attesa della Grande Rivoluzione. La patente a punti è stata varata una settimana fa dalla Camera, ora tocca al Senato, prima che scada la legislatura, l’ultimo atto di un iter burocratico durato quasi cinque anni (le prime proposte risalgono al maggio ‘96). E poi? Non c’è da illudersi che tutto sia già risolto.
    La drastica svolta, voluta dai politici e dalle forze dell’ordine, ha raccolto consensi univoci. L’Italia sta per compiere un passo sostanziale sul fronte della sicurezza stradale, adeguandosi alle norme dei Paesi più avanzati (Francia e Germania, senza voler scomodare gli Stati Uniti). Ma il cammino è ancora lungo, soprattutto permangono mille incognite sulle procedure d’attuazione, che restano aleatorie, pericolosamente da definire.
    L’allarme degli automobilisti è condiviso dagli esperti del Ministero dell’Interno. Spiega Giandomenico Protospataro, funzionario del servizio Polstrada: «La logica del provvedimento è chiara e condivisibile. Tuttavia ritengo che passerà almeno un anno, forse uno e mezzo prima che la patente a punti si traduca in realtà quotidiana. Ammesso che anche il Senato la approvi senza intoppi, questa legge-delega dovrà essere pubblicata entro i 9 mesi previsti. Quindi servirà una commissione governativa interministeriale che ne definisca i tempi d’attuazione e specifichi, in dettaglio, tutti i punti che nel testo originale sono indicati troppo genericamente».
    C’è da capire, ad esempio, quando la sottrazione dei punti sostituisce in toto le sanzioni precedenti annullando la normativa attuale o quando, invece, le integra. E cosa succede quando un automobilista ha «finito» i 20 punti in sua dotazione? Oggi per alcune infrazioni è previsto il ritiro fisico del documento di guida (all’atto della contestazione o successivamente), domani non si sa. E’ uno dei tanti buchi neri.
    Fondamentale sarà inoltre ridurre al minimo la discrezionalità del sistema sanzionatorio, definendo criteri omogenei di valutazione tra polizia stradale, vigili urbani e carabinieri. Leggendo il decreto licenziato dalla Camera, c’è sul serio da preoccuparsi per un divieto di sosta: rientra nelle infrazioni indicate dal “titolo V” punibili con un punto, come circolare senza documenti al seguito. Peccati veniali che, ripetuti (e per il divieto di sosta non è così inusuale), possono produrre conseguenze sgradevolissime, sproporzionate alla colpa.

    Per contro, atteggiamenti che oggi portano al ritiro immediato della patente (come la guida in stato di ebbrezza o il raggiungimento di velocità folli), verranno puniti con 10 punti in meno, tuttavia si potrà - salvo diversa prescrizione da inserire - continuare a circolare. In questo caso cesserebbe chiaramente l’effetto deterrente della nuova legge. «Senza contare - aggiunge Protospataro - eventuali ricorsi a prefetti e giudici di pace, che potranno far trascorrere anche tre anni dalla data dell’infrazione prima che la revoca dei punti abbia effetto reale: nel frattempo si continuerà a viaggiare. La sospensione immediata del permesso di guida, a nostro avviso, resta il sistema più efficace per indurre alla prudenza chi non si pone freni. Infatti anche i colleghi francesi ci hanno sempre invidiato questa facoltà.

    Il cambiamento drastico potrà rivelarsi positivo, ma occorrerà prima ottimizzare tutto un sistema di rilevazione e di comunicazione non facile da gestire. Noi aspettiamo disposizioni». Altra incognita: chi «certifica» i punti? Il compito spetta per legge all’«anagrafe nazionale degli abilitati alla guida». Un organismo che già esiste, ma che funziona malissimo, tormentato da assurdi ritardi fisiologici. Difficile immaginare che possa farsi carico in tempo reale di una valanga di informazioni (e punteggi) provenienti da tutta Italia e dai vari corpi di pubblica sicurezza. E’ previsto che le punizioni debbano essere comunicate per via telematica, tuttavia sarà la gestione di questi dati il prevedibile anello debole della catena. Niente chip elettronici sulla patente: potrebbero facilitare i controlli, ma non sono ammessi dalle disposizioni comunitarie. La legge non basta: bisogna renderla operativa, e qui la strada è ancora lunga.


    (8 febbraio 2001)

    Estratto da: Apri in una nuova finestra il sito della fonte: La Stampa
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